Cerca nel blog
mercoledì 22 dicembre 2010
Auguri di Buone Feste
mercoledì 15 dicembre 2010
ALBANO A NAPOLI CON LA NAZIONALE DI FUTSAL
venerdì 10 dicembre 2010
APPREZZAMENTO DA PARTE DELL'ARES 118 PER IL CORSO BLS-D DEL 4 DICEMBRE
martedì 7 dicembre 2010
IMPORTANTE: TERMINE ISCRIZIONE AL REGISTRO CONI
Con la presente si ricordano i termini, indicati dalla Giunta Nazionale del CONI, entro i quali deve essere obbligatoriamente effettuata l’iscrizione al Registro CONI:
· per le Associazioni/società sportive di prima affiliazione: entro 90 giorni dalla data di trasmissione del flusso di aggiornamento da parte delle Federazioni, Discipline Associate, Enti di Promozione Sportiva ovvero entro la data di scadenza dell'anno sportivo in corso se la trasmissione è effettuata negli ultimi 90 giorni dell'anno sportivo
· per le Associazioni/società sportive già affiliate da almeno un anno sportivo l’iscrizione deve essere fatta inderogabilmente entro il 31 dicembre 2010.
L’iscrizione al Registro Coni è il presupposto per assumere la qualifica di associazione o società sportiva dilettantistica e avere così diritto a godere delle agevolazioni fiscali pr evi ste per tali soggetti
Vi invitiamo pertanto a rispettare tali termini, a verificare prima della scadenza che l’iter di iscrizione/rinnovo si sia correttamente perfezionato stampando il certificato di iscrizione annuale rilasciato dal CONI.
LO SPORT DI ALBANO IN VISITA AD AUSCHWITZ
Il Vicepresidente della Polisportiva Comunale di Albano, Marco Giustinelli, ha accompagnato, in previsione della prossima Giornata della memoria del 27 Gennaio, un gruppo di giovani di Albano al Campo di Sterminio di Auschwitz - Birkenau. Tra loro atleti della Polisportiva Comunale, come Matteo del Blue Team e Silvia del Virtus Basket.
Abbiamo voluto condividere con tutto lo Sport di Albano questo momento di riflessione.
Auscwitz non si può raccontare.
Auschwitz si può testimoniare solo con le sensazioni che ti lascia, Quell’odore pungente del forno che neanche settanta anni di storia sono riusciti a cancellare, quelle migliaia di foto che ti guardano, chiedendo di non dimenticare, quelle cataste di scarpe, di occhiali di valigie …
Ad Auschwitz si è consumata una delle più grandi tragedie dell’umanità: l’assassinio sistematico e scientificamente programmato e realizzato di milioni di esseri umani inermi, colpevoli solo di essere uomini.
La violenza che strappa non solo la vita, ma la dignità, il pudore, il nome, l’identità stessa della persona. La violenza fatta sistema che confonde vittime e carnefici facendo, in modo diverso, ma per qualche aspetto anche simile, scomparire la bellezza dell’uomo e affiorare l’artiglio della bestia.
Ad Auschwitz muore l’arte, muore l’amore, muore la fantasia, vittime della routine diabolica dell’orrore, inconcepibile per una mente umana, ma ugualmente realizzato con una lucidità agghiacciante.
I viali ordinati, con gli edifici squadrati e perfettamente allineati, portano le orme indelebili degli zoccoli di uomini non più uomini, schiacciati e violentati da altri uomini non più uomini.
L’Uomo ad Auschwitz è morto.
Non so se mi ha colpito di più l’immane sofferenza inflitta a degli innocenti o la trasformazione degli aguzzini in mostri senza cuore e senza anima. Non so chi dei due abbia realmente perso la propria dignità.
Ma Auschwitz non può essere un racconto, ma solo una testimonianza.
Che ho visto stampata negli sguardi dei nostri ragazzi, quando cercavano nei miei occhi risposte che non potevo dare. Sembravano urlarmi “dimmi che non è vero, che non è possibile, dimmi che è solo una macabra messa in scena”.
Ma stavolta l’adulto non può dare risposte, perché risposte non ne ha.
L’ho vista nelle guance rigate di lacrime di una bambina di dieci anni che mi chiedeva come può l’uomo arrivare a tanto.
L’ho vista nella indignazione, nel dolore, nel tono della voce, nel rispetto dei luoghi, nella passione che la sera hanno messo nel recitare i testi di Weiss, nello scoprire che lì, in quelle celle, in quelle baracche, attraverso quel camino maledetto sono passati Massimiliano Kolbe, Edith Stein, Primo Levi e tanti altri, ignoti nel nome …
Ma ho visto anche la Speranza.
Quella Speranza che questa generazione porta in se. Questi ragazzi capaci di commuoversi e di commuovere, capaci di trovare dentro di loro la forza di respingere la barbarie e riaffermare l’amore per la vita.
Questi ragazzi che vogliono abbracciarsi, vogliono sentire il proprio calore, testimoniarsi il loro affetto, la loro voglia di vivere e di costruire da protagonisti un mondo migliore da quello che gli abbiamo consegnato.
Porteranno il grido di dolore che hanno raccolto a migliaia di kilometri dalle loro case a chi lo vorrà raccogliere.
Lo porteranno attraverso il teatro, la scuola, l’ufficio, la vita di tutti i giorni. Lo trasmetteranno ai loro genitori, ai loro fratelli, alle donne e agli uomini che amano o che ameranno.
Ma insieme al dolore porteranno anche la Speranza e cresceranno con la consapevolezza che la libertà, il rispetto per la vita, la dignità della persona non sono valori acquisiti una volta per tutte, ma vanno continuamente difesi, costruiti, migliorati.
Ma possono farcela, finchè la fiamma che in questi giorni ho visto ardere nei loro occhi, rimanga accesa, alimentata dalla consapevolezza che l’edificio della storia, ha bisogno operatori di Pace, di uomini e donne di buona volontà che considerino l’altro mai come un ostacolo, ma sempre come una opportunità ed una ricchezza.