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lunedì 30 agosto 2010

AISA SPORT: ANDREA TESTA BRONZO MONDIALE A POZNAN

Andrea Testa, atleta della nostra affiliata AISA SPORT, conferma un 2010 eccezionale, conquistando sulle acque di Poznan la Medaglia di Bronzo ai Campionati del Mondo di categoria che hanno visto la presenza di oltre trenta squadre nazionali in quello che è, nei fatti, il prologo delle prossime Paraolimpiadi.

SCHEDA ATLETA

Specialità OLIMPICA-KAYAK DISABILI cat. LTA

Cognome TESTA Nome Andrea

Nato a Cerveteri il 17.09.1976

Altezza 1.82 Peso Kg. 81

Società Asd AISA SPORT

Allenatore: Stefano TOTI

Principali risultati agonistici:

2008

30-8-2008 Milano Camp. Italiano Velocità K1 200 LTA Senior 2° Classificato

30-8-2008 Milano Camp. Italiano Velocità K1 500 LTA Senior 3° Classificato

30-8-2008 Milano Camp. Italiano Velocità K1 1000 LTA Senior 3° Classificato

2009

21-6-2009 Firenze Selezioni Mondiali K1 200 LTA Senior 1° Classificato

21-6-2009 Firenze Selezioni Mondiali K1 500 LTA Senior 1° Classificato

5-7-2009 Milano Selezioni Mondiali K1 200 LTA Senior 1° Classificato

29-8-2009 Milano Campionati Italiani Velocità K1 LTA Senior 200 mt 1° Classificato

29-8-2009 Milano Campionati Italiani Velocità K1 LTA Senior 500 mt 1° Classificato

29-8-2009 Milano Campionati Italiani Velocità K1 LTA Senior 1000 mt 1° Classificato

2010

17-4-2010 Mantova Selezione Coppa del Mondo K1 LTA Senior 200 mt 1° Classificato

17-4-2010 Mantova Selezione Coppa del Mondo V1 LTA Senior 200 mt. 3° Classificato

09-05-2010 VICHY (FR) Coppa del Mondo K1 LTA Senior 200 mt. 2° Classificato

31-5-2010 Firenze Campionati Italiani Fondo K1 LTA Senior 5000 mt. 1° Classificato

18-7-2010 Rovigo Campionati Italiani Discesa K1 LTA Senior 2000 mt 1° Classificato

20-8-2010 Poznan Campionati del Mondo K1 LTA Senior 200 mt 3° Classificato


venerdì 27 agosto 2010

Gli Amici della Polisportiva Comunale della Città di Albano: MARIO BROZZI


Vi voglio raccontare una storia. La nostra. La storia di alcuni genitori e dei loro figli, alcuni dei quali oggi non ci sono più, altri ancora tra noi, grazie ai primi. Sostenuti dalla convinzione che se, dopo averla letta, dovesse diventare anche la vostra, probabilmente i nostri ragazzi potranno vivere in un mondo migliore. Come spesso capita, le istanze di vita hanno origine dalla morte, come avviene nella palingenesi della vita, in cui tutto deve morire affinché tutto possa rivivere. Protagonisti di tale palcoscenico narrativo sono i giovani, lo Sport, la morte e la rinascita dell’altruismo.

Febbraio 2006. Una giornata come tante altre, un campo da calcio della periferia romana, un gruppo di giovani che praticano sport agonistico, il calcio. Durante la partita, uno di loro, Giorgio Castelli, dopo aver fermato la palla con il petto, si accascia in terra, privo di sensi. Prontamente, il fratello gemello Alessio tenta manovre eroiche di cardio risuscitamento (BLS), in virtù delle blande lezioni del padre medico Enzo. Dopo un’iniziale ripresa, Giorgio crolla nuovamente sul campo e il suo orologio biologico esaurisce i giri a sua disposizione. Questo il dramma della Famiglia Castelli, la prima della nostra storia, che sotto il peso della sofferenza è riuscita a trasformare la morte iniqua di un figlio in forte istanza di vita. Enzo Castelli, infatti, ha istituito una fondazione onlus con il fine di estrarre dalla scomparsa di Giorgio, i semi sani per future vite, non volendo far incontrare i figli degli altri con la stessa sorte che era spettata al suo.
Compare per la, prima volta nel racconto, il termine Altruismo. Conobbi Enzo circa due mesi dopo in Campidoglio, chiamato dall’allora Sindaco Walter Veltroni, accompagnato da Vito Scala, un altro padre di tale vicenda, dati i rapporti di profonda amicizia che li univa. La richiesta del Sindaco è stata chiara. Nella mia qualità di medico sportivo, avrei dovuto ideare un percorso nuovo, che potesse essere di prevenzione per i tanti giovani che praticano sport, attraverso la creazione di un protocollo sanitario di maggior tutela e di attenzione della loro vita. Nei mesi che seguirono, non germogliarono splendidi fiori, bensì persero la vita altri sette giovani romani, seppur in circostanze e modalità diverse, ma, sempre, mentre inseguivano il desiderio effimero della vittoria.
Ed ecco un’altra scena agghiacciante. Un nuovo campo da calcio, un lancio lungo, una palla vola alta nel vento, inseguita con attenzione da un ragazzo. Alessandro, questo il nome, non incontrerà mai la palla bensì un rubinetto per l’irrigazione del campo. L’impatto è violento, un tonfo sordo, un lamento strozzato. Crolla a terra e il suo giovane cuore si ferma, per sempre. Fibrillazione ventricolare da commotio cordis, questa la diagnosi. Così la Famiglia Bini incontra la disperazione. Anche da questo seme germoglia l’Associazione Bini, volta a tutelare la sicurezza degli impianti sportivi e a non far ripetere, in un triste rewind, la stessa tragedia. Un’altra vita stroncata prematuramente non resa vana. Dopo alcuni mesi il mio telefono squillò e parlai con Delia Bini, la mamma di Alessandro. Ed insieme, come era accaduto prima con Enzo, iniziammo quel percorso che ci avrebbe portato a occuparci dei figli degli altri. Esattamente come richiesto dal Sindaco Veltroni, iniziai a ideare quel protocollo sanitario, cercando di estendere lo stesso protocollo legato alle attività sportive professionistiche alla periferia dilettantistica. La prima visita effettuata con il “nuovo protocollo” fu proprio al figlio di Vito Scala, Mattia.
Ed è suggestivo ciò che è successo a questo ragazzo. Gli fu riscontrata una grave malformazione cardiaca, corretta chirurgicamente grazie a un lungo e complicato intervento, effettuata presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Apparirebbe tutto molto casuale, se non fosse che il giovane Scala era, da quattro anni, sottoposto ad annuali controlli medici con “l’antico protocollo”, in ognuno dei quali era stato sempre riscontrato perfettamente sano. Ciò che sarebbe potuto succedere lo lascio alla vostra libera immaginazione. Certo è che, in quel caso, parlare di tragica fatalità sarebbe stato la beffa della tragedia.
Sarebbe stato vittima della medicina plebea riservata ai nostri ragazzi, quella che cura i sintomi, disattendendo il valore primo della vita umana. Mentre studiavo come poter dar vita a quello che appariva come un semplice mio slogan TUTTI COME TOTTI, accadde un altro evento che cambiò il corso della mia esistenza, in modo diretto. Sono io il quarto padre della nostra storia. Mia figlia Valeria, all’epoca sedicenne, bellissima, osservante ma non praticante sport, tra le migliori in ogni scuola dove si fosse confrontata, improvvisamente, o meglio, così repentinamente apparve ai miei occhi, negò il nutrimento del suo corpo, ergo, della sua giovane vita. Fu lei, quella ragazzina particolare, i cui occhi non parlavano più, a confidarmi il suo desiderio di fermarsi lì, non avendo più alcun interesse sul progetto vita e su ciò che io, i suoi affetti, le sue passioni, il suo Paese le potessimo offrire. Mi aprì gli occhi e, in modo brusco, mi scaraventò nel pieno del suo disagio, della sua sofferenza, non lontana da quella di tanti, tantissimi altri ragazzi.
Tanti i giorni senza respiro di una storia lunga, da cui io e la Mia Famiglia e soprattutto Valeria, siamo potuti uscire combattendo con forza e costanza, attraverso un gesto di altruismo. Riuscii a capire che avrei potuto aiutare la mia Valeria a trovare un nuovo percorso esistenziale e a far riemergere in lei nuovi semi di speranza e di vita, occupandomi prima, o insieme a lei, degli altri giovani, legandola al suo filo generazionale. Così, mi legai ancora più intensamente, al cammino di Enzo Castelli e Delia Bini, ancora più deciso nell’intento di salvaguardare i figli degli altri. Allungai la mia mano e una più soffice, piccola, la strinse. Era quella di Valeria che, seppur con difficoltà, aveva deciso di seguirmi in questo cammino e, insieme, iniziammo a lavorare su quel progetto che rispondeva alle richieste di aiuto inespresse di quella realtà di depressione che si può riassumere in due semplici parole: DISAGIO GIOVANILE. Il seguito della storia è stato già scritto ed è rappresentato da tutto ciò che ci ha condotti fino a qui. Il futuro che attende noi genitori e i nostri figli sta a noi stessi disegnarlo di attimo in attimo, uniti sotto la bandiera della Vita e delle sue Virtù: Onore, Rispetto e Lealtà.
Mario Brozzi